Italcementi di Colleferro sotto sequestro per emissioni nocive
Valle del Sacco, un secolo di veleni
La videoinchiesta di Antonio Cianciullo e Giulio La MonicaIl provvedimento adottato a seguito di irregolarità nel funzionamento dei camini del cementificio. Il gip ha dato ai responsabili dell’impianto dieci giorni di tempo per eliminare gli inconvenienti. Avviso di garanzia al direttore dello stabilimento Alfredo Vitale
E’ la Italcementi il nuovo caso Ilva scoppiato questa mattina, a cinquanta chilometri da Roma, nel cuore della città industriale di Colleferro, uno dei 57 siti d’interesse nazionale che attendono da decenni una bonifica. Il Noe del Lazio guidato dal capitano Pietro Rajola Pescarini – ha sequestrato uno dei principali impianti di produzione di cemento del paese, una gigantesca cattedrale nata e cresciuta a poche centinaia di metri dal centro storico della città in provincia di Roma.
Emissioni oltre i limiti consentiti, mancato rispetto delle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale, esercizio di una parte dell’impianto senza la prescritta Aia: pesanti le accuse che il pm di Velletri Giuseppe Travaglini ha rilevato dopo una serie di controlli, accolte dal gip Giuseppe Cario, che ha disposto il sequestro dell’intero impianto, evidenziando come “il protrarsi di tale situazione costituisca fonte di pericolo generale”. Ora la società bresciana ha dieci giorni di tempo per poter risolvere i tanti problemi che il Noe ha scoperto nelle ispezioni all’interno della fabbrica di Colleferro, prima dell’eventuale fermo degli impianti. Un tempo ridottissimo, un conto alla rovescia arrivato dopo anni di accuse da parte delle associazioni ambientaliste della città e di dati allarmanti pubblicati sugli studi epidemiologici rispetto all’aumento della patologie respiratorie nelle fasce giovanili nella zona.
L’impianto sorge in un’area particolarmente delicata dal punto di vista ambientale, dove sono in funzione due inceneritori – sequestrati a loro volta nel 2009 e poi riavviati dopo un anno di fermo – un polo delle fabbriche di esplosivi e un’intera valle contaminata dai derivati del lindano, la sostanza base del Ddt. Sul funzionamento dell’Italcementi il gip Cario elenca le tante presunte violazioni delle norme ambientali. Alcune prescrizioni dell’Aia rilasciata dalla provincia di Roma non sarebbero state rispettate, con emissioni, nel caso di un camino, che superano i limiti autorizzati; sono poi “ben 14 i camini risultati non conformi alle prescrizioni, in quanto non dotati di prese di campionamento”, rendendo impossibile “eseguire controlli analitici”; e ancora “la possibilità di inoltrare i fumi caldi delle emissioni (…) verso altri punti di emissione determina l’impossibilità del monitoraggio, non avendo la società descritto le modalità di funzionamento dei due forni”. Un quadro definito grave dagli investigatori. Con il decreto di sequestro è stato anche notificato il contestuale avviso di garanzia al direttore dell’impianto Italcementi di Colleferro, Alfredo Vitale, accusato dalla procura di Velletri di aver violato l’articolo 29 del decreto ambientale del 2006. Al momento non risultano altri indagati.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/11/italcementi-di-colleferro-sotto-sequestro-per-emissioni-nocive/379238/
ROMA - Emissioni nocive. Per questo i carabinieri del Noe, su disposizione del gip di Velletri Giuseppe Cairo, hanno sequestrato lo stabilimento Italcementi di Colleferro. Il direttore dell'impianto, Alfredo Vitale, è indagato per violazione delle norme Aia (Autorizzazione integrata ambiente). Secondo il pm Giuseppe Travaglini, titolare dell'inchiesta nata un anno fa, una parte dei camini dell'Italcementi non è a norma e l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) è stata disattesa. Proprio come all'Ilva.
I CAMINI FUORILEGGE - Su 119 camini ne sono stati controllati 30 (circa) e
14, scrive il gip nel decreto di sequestro preventivo, sono risultati «non
conformi alle prescrizioni in quanto non dotati di prese di campionamento o
sbocco verticale». Inoltre, sottolinea il giudice, suscita perplessità il fatto
che l'azienda abbia fornito due versioni sul funzionamento dell'impianto.
Infatti «quanto dichiarato dalla società a seguito di un controllo congiunto
svolto il 27 ottobre dal Noe, dall'Arpa e dai tecnici della Provincia di Roma
non trova riscontro con quanto contenuto nella relazione tecnica prodotta a suo
tempo dalla società per ottenere l'Autorizzazione integrata ambientale (AIA)».
In particolare i carabinieri del Nucleo investigativo del Noe, diretto dal
capitano Pietro Rajola Pescarini, avrebbero individuato un camino che non appare
nell'Aia, cioè abusivo.
PERICOLO SCARICHI - Per il gip «appare assolutamente evidente che il protrarsi di tale situazione costituisca fonte di pericolo generale per gli scarichi in atmosfera». E poi il sequestro è da adottare perchè «vi è il concreto pericolo che la libera disponibilità dello stabilimento possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato connesso o consentire la reiterazione dello stesso o di altri reati». Il giudice ha assegnato all'Italcementi 10 giorni di tempo per presentare un cronoprogramma e mettersi in regola, altrimenti alle 10 di lunedì 22 ottobre l'impianto sarà
spento.
«ADEGUAMENTO GIA' IN CORSO» - Da parte sua l'Italcementi precisa che il sequestro «riguarda l'adeguamento geometrico alle normative europee di alcuni punti di emissione, adeguamento in corso di realizzazione da alcune settimane e in gran parte già completato». E in ogni caso, aggiunge l'azienda, si tratta soltanto «di alcune fasi secondarie dell'attività produttiva». Nello tabilimento di Colleferro lavorano circa 200 operai.
COMUNE PARTE CIVILE - Preoccupato il sindaco di Colleferro, Mario Cacciotti, che ha convocato per giovedì pomeriggio i tecnici dell'Arpa, i carabinieri del Noe e i rappresentanti della Italcementi.
«Speriamo che non sia una nuova Ilva - dice il sindaco - Tra dipendenti e indotto ci sono circa 500 famiglie che ruotano attorno alla fabbrica». E il
sindaco di Colleferro non esclude che «se dalle indagini dovesse venire fuori che è stata danneggiata la nostra città», il Comune potrebbe costituirsi parte civile.
Ilva, per la
commissione Aia stop al pet coke e spegnimento di sei batterie
LAVORO & SALUTE
Colleferro, sigilli all'Italcementi L'accusa: dai camini emissioni nocive
Il gip di Velletri: 14 scarichi non a norma. Direttore indagato. Dieci giorni per mettersi in regola, altrimenti l'impianto sarà spento. Il sindaco: a rischio i redditi di 500 famiglie
Lo stabilimento Italcementi Collferro (Foto Proto) |
Colleferro, sigilli all'Italcementi
L'accusa: dai camini
emissioni nocive
Il gip di Velletri: 14 scarichi non a norma. Direttore indagato.
Dieci giorni per mettersi in regola, altrimenti l'impianto sarà spento. Il sindaco: a rischio i redditi di 500 famiglie
Foto Proto |
Operai Italcementi in festa per i 2 anni senza incidenti (foto Italcementi) |
E' quanto prevede l’autorizzazione integrata ambientale per l'impianto di Taranto. Clini: "Il documento dovrà essere chiuso giovedì 11 ottobre". Intanto tutto il personale dell’area a caldo, ha spiegato Ferrante, è a disposizione dei custodi tecnici per l’esecuzione dei provvedimenti
L’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva di Taranto
arriverà il 17 ottobre. Tra le prescrizioni già inserite
nell’Aia, ‘stop’ all’utilizzo del pet coke tra
le materie prime di lavorazione e sì all’avvio di procedure di spegnimento per
sei delle dieci batterie delle cokerie. Oggi c’è stata la prima riunione, il
lavoro di elaborazione del testo si dovrà concluderè giovedì 11 ottobre; lunedì
17 ottobre la Conferenza dei servizi è chiamata a dare l’ok definitivo.
Il ministro dell’ambiente Corrado Clini lo ha annunciato
spiegando che “il documento tecnico dovrebbe essere chiuso l’11 ottobre,
giovedì” e che la conferenza dei servizi, a cui partecipano le amministrazioni
locali, sarebbe l’ultimo passaggio. In queste ore, però, sulla commissione
presieduta da Carla Sepe che sta lavorando per rilasciare l’Aia
allo stabilimento siderurgico di Taranto, si
sta abbattendo una vera e propria bufera.
La prima netta bocciatura alla bozza di autorizzazione è giunta
dall’Arpa Puglia in una lettera inviata all’assessorato
regionale all’ambiente. L’agenzia ha definito il documento “un provvedimento
amministrativo non organico e incompleto, il che non appare giustificabile sia
pure in condizioni di urgenza” perché esclude dal processo autorizzativo le
questioni relative al trattamento dei rifiuti.
“Si sottolinea – si legge ancora nel documento a firma del direttore generale
Giorgio Assennato – come la matrice aria e le emissioni in
atmosfera degli impianti abbiano una stretta e inseparabile correlazione con il
ciclo dei rifiuti e quello delle acque”. L’autorizzazione, insomma, non sarebbe
più “integrata” se non trattasse tutte le problematiche connesse al processo
produttivo. Per l’Arpa, inoltre, gli interventi di adeguamento non devono
“basarsi sui cronoprogrammi e le documentazioni presentate da Ilva” che hanno
ricevuto il “no” dei custodi tecnici Barbara Valenzano, Emanuela Laterza
e Claudio Lofrumento e che al momento sono i Gestori
delle aree a caldo dello stabilimento. Infine per l’Arpa il documento manca di
una parte fondamentale come il Piano di dismissione e bonifica degli
impianti per fine esercizio. Un punto che l’Ilva è riuscita ha saltare
anche nel documento autorizzativo rilasciato nell’agosto 2011. Ora, quindi, è
necessario che l’azienda metta nero su bianco gli impegni nell’eventualità di
abbandonare Taranto con tutti “gli obblighi di fidejussione previsti dalla
legge”.
A tutto questo, nelle ultime ore, si è aggiunta la lettera a firma dei
custodi tecnici che ha definito “illegittima” l’attività condotta dal
coordinatore del Gruppo di Lavoro Carla Sepe “qualora condotta
da componenti non formalmente nominati” e soprattutto un’attività che si basa
“solo” su due sopralluoghi conoscitivi effettuati il 30 agosto e il 20 settembre
“che hanno interessato parte dell’area delle cokerie, marginalmente l’area
parchi e l’altoforno 5. Un numero evidentemente limitato se si considera che
l’Ilva è lo stabilimento più grande d’Europa e che l’obiettivo
del gruppo di lavoro è quello di verificare la conformità di adozione delle
Bat (acronimo inglese di migliori tecnoogie disponibili,
ndr) ed eventuali criticità connesse al processo produttivo”.
Due missive che avrebbero scatenato l’ira degli enti locali che, secondo
indiscrezioni, avrebbero anche minacciato di abbandonare il tavolo. Un evento,
che se dovesse verificarsi concretamente, potrebbe mettere seriamente a rischio
l’autorizzazione integrata ambientale. Intanto a Palazzo di giustizia i legali
dell’Ilva hanno chiesto l’incidente di esecuzione contro il provvedimento del
giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco che ha
rigettato la richiesta dell’azienda di una minima capacità produttiva per
effettuare il piano di interventi di 400 milioni di euro. Bruno
Ferrante intanto ha inviato una lettera al procuratore della
Repubblica Franco Sebastio. In risposta al provvedimento che
prevedeva entro cinque giorni la destinazione del personale per avviare lo
spegnimento dei primi impianti, Ferrante ha depositato un documento in cui
spiega che tutto il personale dell’area a caldo è a disposizione dei custodi
tecnici per l’esecuzione dei provvedimenti.
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