martedì 26 aprile 2011

Chi è Raffaele Lombardo e dove vuole arrivare?

Chi è Raffaele Lombardo e dove vuole arrivare? Una conversazione privata con il Presidente della Regione siciliana. Ecco che cosa ci ha detto


ieri, 20 dicembre 2008


E’ arrivato una settimana fa un signore da Rimini, la prima cosa che mi ha chiesto è stata: "com’è questo Presidente della Regione, Raffaele Lombardo?”.
“Un’altra cosa….”, ho chiarito.
“E che significa un’altra cosa?”
“E’ agli antipodi di Totò Cuffaro. Come persona, non come uomo politico”
“Sono distinzioni improbabili”, ha commentato.
“Cuffaro è quello dei cannoli?”, ha chiesto il signore di Rimini.
Ed io ho storto le labbra. “I cannoli? Voi non capite”, ho sbottato con disappunto.
“Che cosa dovremmo capire? Uno viene condannato a cinque anni e festeggia. Da noi questo non sarebbe accaduto”.
“E’ sicuro? Si faccia un esame…”
“Di coscienza?”
“Macché, un inventario dei fatti”, ho suggerito. “Umberto Bossi festeggia la Padania con l’ampolla. Quando vedo questa paggliacciata, quasi mi dico: meglio i cannoli”.
”Rimini non è la Padania”, precisa l’ospite. “Nemmeno a noi piace l’ampolla...Lei è reticente, sa?”, aggiunge inaspettatamente.
“No, non è vero, è che non ho capito”, ho confessato. “Il punto non è la diversità. Si può essere diversi e peggiori, non è detto che la diversità porti necessariamente buone cose. Tutto ciò che so, e non basta per fare un bilancio, è che Raffaele Lombardo vuole rimettere in sesto la barca, per fare questo deve cambiare un sacco di cose, e cambiare significa mettersi contro la gente che conta”.


“Materia del contendere?”
“La sanità e non solo…”.
“Problema insondabile”, ha sussurrato l’uomo di Rimini con aria saputa.
“La sanità ha tante implicazioni. La sanità ha fatto nascere i partiti, ha mandato in galera tante persone importanti, ha creato business, ha coinvolto le mafie, spaccato la politica. Mi sono fatto alcune opinioni sulla base di quello che ho ascoltato e letto. Non ho mai parlato con il Governatore”.
L’uomo di Rimini, a questo punto, ha riso. “Con i giornalisti non ci parla?"
“Ci parla, ci parla, ma non ha tempo per tutti. Diciamo che non l’ho inseguito…”
“Il verdetto? Si sbilanci”, mi ha incalzato.
“British, cauto, attento, post-moderno ed insieme siciliano fino al midollo”.

L’uomo di Rimini, a questo punto, si è fatta una risata ed ha cambiato discorso.
Questa conversazione mi ha costretto a riflettere. Mi sono detto: possibile che non mi sia fatta un’idea sul Governatore della Sicilia?
Sì, era possibile.

Venerdì scorso, perciò, ho cercato di colmare questa lacuna, approfittando degli auguri del Presidente della Regione ai giornalisti.
L’ho ascoltato mentre parlava a microfono alla folla, l’ho ascoltato mentre era assediato da un nugolo di giornalisti dopo la cerimonia ufficiale, l’ho ascoltato mentre mi ha parlato da solo. La prima sensazione, affatto sfavorevole, è che in tutte e tre le circostanze, non sono cambiati i toni, le espressioni, l’atteggiamento, i contenuti. La seconda? Lombardo è un uomo avvertito, che non si lascia prendere dagli entusiasmi e conserva un disincanto “protettivo”. Un riserbo quasi naturale. Dovuto alla proverbiale diffidenza siciliana? Probabile. Piuttosto alla necessità di sapere con chi sta parlando. Spende le parole con il contagocce anche quando ama l’argomento. E’ come se parlasse di "rimessa”. Ciò non significa affatto che sono gli altri a scegliere gli argomenti, tutt’altro.

“Hai scrito che mi ci vuole uno psichiatra”, ha esordito.
“No, non è così. Le hanno rifetito una cosa sbagliata”.
“Bene, eppure…”.
“Le geometrie variabili?”, ho chiesto.
Sapete di che si tratta, no? I disegni di legge del governo sono stati votati dall’opposizione e il Governatore ha spiegato che i voti favorevoli sono, appunto, il risultato di geometrie variabili. L’espressione ha fatto succedere il finimondo, al punto che i dirigenti dei due principali partiti della coalizione di centrodestra, PDL e UDC, si sono riuniti a Roma per decidere il da farsi con il Presidente che “si gioca” l’alleanza in Sicilia.
“Facciamo conto che io voglia cambiare il mondo”, ha cominciato. “Devo aspettarmi che ci sia gente che non voglia farmelo cambiare il mondo, si o no?”
Ho annuito, naturalmente.
“Mi devo attrezzare, dunque”.
Ho annuito ancora.
“Per il Presidente della Regione ed un governo che vuole misurarsi con la realtà, creare consenso attorno a temi importanti ed avere un rapporto corretto con il Parlamento, le riforme devono essere condivise. Ho il dovere morale di chiedere a tutto il Parlamento il consenso più largo”.
“Se i voti dell’opposizione arrivano insieme al dissenso di parti della maggioranza, che succede?”
“Succede che quelli che vogliono cambiare il mondo non ci stanno e arrivano i voti di chi ci sta”.
“Le geometrie variabili?”, ho osservato.
A questo punto, ha abbassato la testa, come fanno i siciliani, e si è concesso un lieve sorriso come fanno gli inglesi quando sprizzano entusiasmo da tutti i pori.
“L’opposizione ha fatto la sua parte, il governo pure, il Presidente ha ottenuto ciò che voleva”, ha spiegato. “Qualcuno è rimasto fuori, ma ciò non significa che ho tradito le alleanze, che ho concordato un programma di governo con l’opposizione. Tutto è avvenuto alla luce del sole, in modo trasparente. Quasi tutte le leggi del governo sono state approvate con largissimo consenso, e si tratta di buone leggi”.
“Le geometrie varibili sarebbero queste?”, ho domandato.
“Il nostro piano di rientro del deficit della Sanità è stato apprezzato dal Presidente del Consiglio. Ho ricevuto una sua lettera, scrive che il nostro piano è strategico ed innovativo. Accanto al giudizio positivo del Presidente, ho incassato quello dell’opposizione. Nessun ribaltone. Ci suono buone ragioni per compiacersi del lavoro fatto. Il resto è niente…”.

“Che c’è nel futuro?”
“Altre legittime reazioni di chi resiste ai cambiamenti, ma in concreto c’è da affrontare il problema dell’energia e quello ambientale, dovremo organizzare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in modo efficiente e innovativo”.
Guardandomi attorno ho visto uomini con carpette pronte per la firma, signori in attesa a qualche passo.
“Se non amassi questo lavoro”, ha concluso, “come farei a sopportare l’insopportabile?”.
Giusto, come fa? E’ stato sulla graticola mesi e continua a starci come se invece dei carboni ardenti sotto i piedi avesse un tappeto di piume.
No, non sarà facile scaricarlo.


Salvatore Parlagreco












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